Antonello Ferrara

"La nuvola inconsapevole"

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Project Description

 

La nuvola inconsapevole

Nelle contrazioni di un tempo sociale accelerato, avanziamo quotidianamente in una molteplicità di paesaggi senza riuscire ad attraversarli, e di conseguenza a conoscerli. Perché quello della conoscenza è un tempo attento, meditato, fatto di soste che incontrano domande. La via di fuga al sistema viene, talvolta, da un gesto semplice, infantile, quasi banale: alzare lo sguardo al cielo. Quello che compie e ci fa compiere Antonello Ferrara nelle immagini catturate col suo dispositivo cellulare disegnando traiettorie verticali nella narrazione del presente che si fanno curve surreali nell’inseguimento del ricordo privato, del bambino curioso di scoprire la genesi delle nuvole. L’infanzia sul lungomare di Taranto gli fa amare le masse spumose nate dallo stabilimento siderurgico dell’Ilva. L’età adulta lo conduce sotto il cielo di Priolo, piccolo comune della baia di Augusta, al centro di quello che è stato il polo petrolchimico più grande d’Europa. Proprio qui, ogni mattina, un’unica nuvola sterile, sorge e danza indisturbata. La storia si ripete e si stratifica, e i pensieri si perdono nell’ossimoro: un fenomeno che è nella natura delle cose, affidato alla combinazione probabile ma incerta degli elementi che da sempre lo originano, si fa in qualche modo artificio puntuale, apparizione atmosferica a tempo determinato nel suo connubio giornaliero tra cielo e industria.

La vita di sotto semplicemente scorre. Incurante di questioni scientifiche più o meno complesse e al riparo di un blu che sembra uguale a tutti gli altri, pantone delle nostre vite. Solo l’autore sembra non darsi pace, aspettando la nuvola come un amante, inseguendola, catturandola nella sua esistenza estemporanea e variabile: un’ora nei mesi invernali soli cinque minuti dopo il solstizio d’estate. La seguiamo anche noi, nell’immediatezza degli scatti che ci rende attori e non fruitori, compagni di camminate per le vie del paese, passeggeri sulla stessa auto, ragazzini eccitati che spiano e si fermano dietro una porta appena il frattale bianco appare a interrompere le loro immotivate monotonie.

Nessuno spazio a una volontà retorica dell’immagine, ma un istintivo accumulo poetico strettamente connesso alla matrice della memoria.

E in una contemporaneità in cui la gallery del nostro telefono sembra rispondere solo alla logica dell’estetica del social o dell’ellissi della parola nella comunicazione interpersonale, quella di Ferrara ha scelto di sfuggire all’evaporazione della messaggistica istantanea o della staffetta dei backup e di farsi percorso dell’immaginazione che solleva interrogativi sui paesaggi che abiteremo replicando l’aspetto della Natura, ma alterandone all’infinito i processi e i contenuti

Pamela Piscitelli

 

Bio

Antonello Ferrara, nato a Taranto nel 1967, presidente di “Onirica –Spazio Creativo” di Catania.
Ho ricevuto in dono nel 1978 una macchinetta fotografica AGFA POCKET con la quale ho iniziato a fare i primi scatti.
Ho cominciato a stampare in proprio utilizzando un progetto proposto nel “manuale delle giovani marmotte”.
Utilizzando una scatola di scarpe, inserendo un’intercapedine con un buco al centro dove posizionare il negativo, unalampadina all’interno di essa, era possibile stampare su carta fotografica fotosensibile posizionata nel fondo interno della scatola.
Visti gli alti costi economici e nessun adulto che mi aiutava, sia nel migliorarmi che nel confronto, ho sospeso le primeesperienze fotografiche. Da quando ho comprato il primo smartphone ricomincio a fotografare. Nel 2017, durante un viaggio in Turchia, ho scattato delle foto con un Iphone 5. Un amico sacerdote invia una foto ad un concorso su Twitter per la pagina domenicale del sito della rivista cultura del Corriere della Sera. La foto viene selezionata e pubblicata nella homepage del sito.
Vedendo i vari commenti e complimenti su Twitter decido di impegnarmi nella fotografia comprando una Olympus Om 10 III con un obbiettivo Pancake 12/40. Ora possiedo una Sony Alpha 7 III che non so utilizzare e rovino ulteriormente le mie fotofile oscurando l’obbiettivo con filtri che autoproduco.

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