Claudio Orlandi

"Ultimate landscapes"

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Project Description

 

Ultimate landscapes | di Barbara Martusciello

Claudio Orlandi nasce a Roma, dove vive e lavora, viaggiando per raggiungere in Italia e all’estero i paesaggi da fotografare, con attenzione, da oltre dieci anni, alla modificazione della morfologia dei territori, dell’integrità degli ecosistemi e in particolare dei ghiacciai, con le serie Ultimate Landscapes.Le sue immagini, di grande richiamo archetipico, comunicano la bellezza mozzafiato della Natura–come sarebbe probabilmente piaciutoad Ansel Adams –, la forza non solo rivelatrice ma quasi costruttiva della luce ma si distinguono e si sostanziano per una consapevole, lucida attenzione sia alla capacità metamorfica del paesaggio sia alla monumentale fatica dell’essere umano per frenare la smodatezza del suo dominio, quellodell’antropocene; sottolineata èl’articolazione di equilibri in continua messa in discussionee questa tensione rende queste vedute uniche nel loro genere fotografico.

Questo lavoro di Orlandi può a ragione considerarsi come una emblematica –parzialema in progress–mappatura della vastità ed eterogeneità del territorio naturale montano, variegato nella mescolanza materica, nel colore, nella geometria, nellacomposizione edella trasformazione e fragilità dell’ambiente e del paesaggioa causa della crisi climatica. Il carattere di questa ampia indagine non è però documentativa, rifugge il tono narrativo e didascalico ma è afferente ad ambiti simbolici e al linguaggio dell’arte: non a caso, volutamente confonde la percezione comune, lasciando eloquenti solo alcuni indizi della rappresentazione.

Così, si possono ammirare superfici che paiono bellissime astrazioni, silenti composizioni senza tempo, tra pendenze mozzafiatoed assesti transitori, oppure parvenze di panneggi marmorei di estrema drammaticità emotiva che sembrano sacelli e allo stesso tempo materia viva,che somiglianoa grandi installazioni o restituzioni di volumetrie scultoree: solo dopo una più attenta osservazione avviene la rivelazione che scopre dirupi innevati, rivoli di acque glaciali,bianche distese e, soprattutto, ghiacciai coperti da teli di protezione.

In questo modo Orlandi mostra l’estremo tentativo dell’uomo di salvare l’equilibrio dell’ecosistema di alta montagna e la consistenza proprio dei ghiacci (del Presena, in Lombardia e Trentino-Alto Adige, immortalati nel 2008, poi stagioni dopo, nel 2018 e nel 2021; quello dello Stelvio, in Lombardia, a Sondrio e in Trentino-Alto Adige,dal 2021; i ghiacciai svizzeri del Rodano, eternati dal 2020, della Diavolezza, dal 2021; quello tedesco dello Zugspitze, dal 2019, quello austriaco dello Stubai dal 2018; il Paradiso dei Ghiacci, dal 2018) attraverso la loro copertura, in parte o interamente, con teloni bianchi di polipropilene atti a evitare o a ridurre considerevolmente la fusione dei ghiacciai; questi involucri, impiegati per due o tre anni poiché soggetti adusura e insozzamento, quindi non più in grado di riflettere adeguatamente la luce solare e riparare dal calore, sono necessariamente sostituiti con dei nuovi teloni, nel tempo migliorati tramite materiale ecosostenibile, di ultima generazione, smaltibile e biodegradabile, che evitaquindi anche la dispersione di microplastiche nell’ambiente, un fenomeno anch’esso specificamente fotografato dal nostro autore.

Egli, attento a cogliere etica ed estetica,e abilanciarle nelle sue immagini, ragiona quindi sia sul concetto di integrità naturale messa in pericolo per la continua precarietàdegli ecosistemi a causa di uno sconsiderato sfruttamento generalizzato, sia sui concomitanti (e schizofrenici) tentativi umani di difendere l’unicità e persistenza di tali biosistemi.

 

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