Fabio Zonta

"Vortici-Whirpools-Tourbillons-Wirbeln"

Project Info

Project Description

 

Vortici-Whirpools-Tourbillons-Wirbeln

Ci sono parole in molte lingue europee che diventano onomatopeiche, che con il loro suono evocano il loro stesso significato. Vortice è una di queste, ma vale anche la corrispondente traduzione in inglese, whirpool, o in francese tourbillon o in tedesco Wirbel. Al loro suono si creano nella nostra mente immagini precise, aneddoti e persino regole della fisica che rivivono da reminiscenze scolastiche. Il dizionario dei sinonimi Treccani ne dà questa definizione: vortice s. m. [dal lat. vortex -tĭcis, der. di vertĕre (arc. vortĕre) “volgere”]. – 1. [movimento rapido e a spirale di una massa d’acqua, d’aria e sim.: è annegato nei v. del fiume; un v. d’aria]. Gorgo, mulinello, turbine, (non com.) voragine. 2. (estens.) [movimento veloce e rotatorio di più persone: inebriarsi nel v. della danza]. Turbinìo, valzer. 3. (fig.) a. [il rapido e affannoso susseguirsi di azioni, impegni, pensieri che si intrecciano tra loro: essere preso nel v. degli affari]. Rapina, ridda, spirale, turbine. b. [forza travolgente di una passione, di un vizio e sim.: lasciarsi travolgere dal v. del gioco]. Spirale, tunnel, turbine, [spec. al plur.] spira.

Una parola dal suono evocatore, quindi, che si declina in campi diversi dello scibile o delle pratiche sociali e che gode di una vastissima gamma di sinonimi. Il fenomeno al quale facciamo riferimento in queste pagine, tuttavia, è quello fisico che osserviamo quotidianamente quando in un lavandino l’acqua se ne va girando velocemente verso destra o verso sinistra, a seconda dell’emisfero nel quale ci troviamo (ma sarà vero?).

Questo straordinario lavoro sui vortici di Fabio Zonta nasce dall’osservazione, dal fascino estetico che il fenomeno genera, ma anche dalla curiosità verso le leggi della fisica e dalla passione per la natura e le sue manifestazioni. Ed è una fascinazione che risale al 2003, quando Zonta inizia a osservare l’eleganza del movimento dell’acqua che turbina e accetta la sfida di trasferire in immagine il veloce momento nel quale il vortice si crea. Si cimenta con calcoli complessi per creare coppe di ceramica adatte ai suoi studi, calcola le dimensioni per i fori di entrata e di uscita dell’acqua, i tempi di riempimento e di svuotamento delle vasche, e con costanza maniacale sperimenta e pianifica per anni. Il vortice diventa un pretesto per indagare il gioco delle forze in campo, le dinamiche della natura all’opera. Come era stato in altri suoi progetti: in “Palingenesi”, nel quale i semi si trasformano e diventano altro, oppure in “Disgregazioni”, indagine sulle strutture vegetali prima che diventino di nuovo terra, nel passaggio che precede il ritorno alla natura.

Ma i suoi vortici contengono altre implicazioni. Nella loro vorticosa immobilità, nella loro serialità, le immagini ricordano il metodo quasi catalogico con il quale ha ritratto peonie, cactus, crisantemi, viticci. Ma solo nel metodo, perché i vortici possono creare immagini infinite e incatalogabili, nelle quali è facile immergersi e perdersi, immagini potenti che riportano alla memoria le esperienze di quella breve stagione dell’arte definita “vorticismo”. Il termine, coniato in Inghilterra nel 1913 da Ezra Pound, definiva un movimento artistico che ricercava una “forma” capace di esprimere in immagine i concetti di energia e di forza, di movimento e di dinamismo. Ma il riferimento al vorticismo, per quanto inevitabile, non è necessariamente appropriato. È vero che, come nei dipinti dei vorticisti, l’attenzione dello spettatore viene trascinata verso il centro dell’immagine ma le assonanze finiscono qui.

Nelle immagini di Zonta la fotografia rivendica la sua potenza, la sua capacità di raccogliere e trasferire emozioni. Le immagini di Zonta, una dopo l’altra, nella loro sequenza, nelle loro gamme tonali dorate o dal bianco al nero, suscitano emozioni diverse che si moltiplicano e si sovrappongono, che avvicinano e allontanano lo spettatore e lo rendono partecipe e complice di un progetto di pura, emotiva contemplazione. Zonta riesce là dove i Vorticisti si sono cimentati, nel creare quella forma capace di fermare il tempo, di fermare il movimento e di diventare un poema in immagini.

Giovanna Calvenzi

Febbraio 2016

 

Bio

Fabio Zontaè nato a Bassano del Grappa nel 1958.Nel 1977 si trasferisce a Milano dove lavora alla “Publifoto” di Alfredo Pratelli, all’interno della prestigiosa agenzia è assistente diAlfa Castaldi e, in seguito, di Christopher Broadbendt.
Dal 1980 al 1982 è assistente di Davide Mosconi con il quale costituisce in seguito un forte sodalizio.Parallelamente continuano, dal 1980, le collaborazioni con alcune riviste di Design e Architettura, le sue foto sono pubblicate con regolarità su:Abitare, Domus, Gran-Bazaar, Ottagono, Modo e Interni.Fotografa per importanti studi di architettura tra cui: Cini Boeri, Matteo Thun, Sottsass-Associati, Antonio Zanuso.
Fotografa per la vetreria Venini di Venezia.Documenta per cataloghi e mostre l’opera di vari artisti italiani e stranieri tra i quali: Lee Babel, Renata Bonfanti, Laura Diaz de Santillana, Alessandro Diaz de Santillana, Candido Fior,Stefania Lucchetta, Antonio Riello, Philip Tsiaras.
Fotografa, inoltre, per importanti Istituzioni e Musei, tra i quali “Le stanze delVetro-Fondazione Cini” di Venezia, “Musèe des Arts Decoratifs” di Parigi, “Museo Gypsotheca Antonio Canova” di Possagno, “Frick Collection” e “Metropolitan Museum” di New York, Musei Civici” di Bassano del Grappa, Istituto per l’Enciclopedia Treccani, “FAI” Fondo per l’Ambiente Italiano.La Fondazione Triennale di Milano ospita nella propria collezione 90 sue fotografie.
Dal 2003, anno della prima mostra personale, si dedica principalmente alla ricerca sulla “Natura Morta”.
Ha esposto a New York, Parigi, Ginevra, Londra, Berlino, Roma, Firenze, Venezia, Milano, Torino e Genova.
Ha all’attivo numerose pubblicazioni e le sue immagini sono presenti in prestigiose collezioni italiane e straniere.
È rappresentato dalla “Galleria Antonia Jannone” di Milano e da Alberto Damian Gallery di Treviso.Vive e lavora a Bassano del Grappa e Milano.

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